Giza sconosciuta: il Muro del Corvo

by ArcheoWorld
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La piana di Giza, con le sue gigantesche piramidi e la Sfinge, è visitata ogni anno da decine di migliaia di turisti che da ogni angolo del mondo arrivano qui per restare affascinati dall’imponenza e dal mistero di questo luogo millenario. Normalmente la loro attenzione si concentra sulla visita alla Sfinge e alla Grande Piramide, vuoi per interessi della sovrintendenza egiziana vuoi per il coinvolgimento mediatico che queste due opere architettoniche suscitano da sempre. Ma sono molti i monumenti presenti nel sito archeologico che sarebbero degni di altrettanto interesse e che, purtroppo, sono quasi sconosciuti se non irraggiungibili. Uno di questi, sicuramente, a mio avviso, è il cosiddetto Muro del Corvo o Heit el-Ghurab per come è conosciuto in loco.

Già abbastanza impressionante oggi, quello che è visibile è solo la parte superiore di questa struttura e, proprio come un iceberg, i due terzi del suo volume sono nascosti alla vista. La sabbia seppellisce ancora la maggior parte della struttura e se dovessimo toglierla tutta, ci troveremmo di fronte a uno spettacolo impressionante che torreggerebbe sopra di noi. È stato visibile negli ultimi 4.500 anni e tuttavia molto poco è stato testimoniato al riguardo. Si tratta di un muro ciclopico lungo 200 metri, alto 10 e spesso oltre 8, situato a sud della Sfinge, fuori dall’area archeologica. La sua lunghezza, che si sviluppa quasi esattamente sull’asse Est-Ovest, dal confine col villaggio di Nazlet el-Samman fino a scomparire sotto il vecchio cimitero islamico, non rivela nessuna altra struttura alle estremità e da l’impressione di essere una costruzione incompiuta e senza un’apparente funzione. Gli antichi costruttori hanno previsto, e realizzato, anche una “porta” di attraversamento larga 2,8 metri, alta 8 e che, considerando lo spessore del muro alla sua base di circa 10 metri, assomiglia più verosimilmente ad un piccolo tunnel. Questa grande porta è sicuramente una delle più grandi porte del mondo antico mai realizzata in quanto il suo architrave consiste di un monolito dal peso stimato di oltre 400 tonnellate. L’antica carreggiata che la attraversava era pavimentata con frammenti di ceramica, una caratteristica comune delle strade antiche. 

La porta ciclopica sovrastata dall'architrave monolitico

Perché i costruttori si sono impegnati così tanto in un’immensa struttura in pietra che non sembra far parte di un complesso piramidale né è collegata ad altre strutture a Giza? Le datazioni ufficiali fanno risalire il Muro del Corvo alla Quarta Dinastia dell’Antico Regno (2575-2465 a.C.) ma chi crede che la Sfinge sia molto più antica, addirittura antidiluviana, dice che le sia coevo. Ci sono varie ipotesi sul suo uso. Forse serviva a separare i ricchi dai poveri e a distinguere i recinti sacri dell’altopiano piramidale dai recinti in cui vivevano i lavoratori. Forse era un luogo sacro, o un luogo di sepoltura. A sostegno di questa ipotesi sono state scoperte tombe del tardo periodo (747-525 a.C.) che si estendono fino all’estremità orientale del muro, zona in cui aumentano di densità come l’epicentro di una galassia. Ma nemmeno questa ipotesi può spiegare il gigantismo dell’opera e il suo apparente scollegamento da qualsiasi funzione compiuta. Il geoarcheologo Karl Butzer, che ha studiato la storia ambientale del sito, ritiene che gli egizi della IV Dinastia avessero costruito il loro insediamento sull’acqua di un wadi, un letto di ruscello che occasionalmente trasportava pesanti inondazioni che scorrevano dall’alto deserto. Il Muro del Corvo si trova appena a sud del letto dell’antico torrente e avrebbe potuto servire a deviare le acque alluvionali come una sorta di diga. Se gli abitanti costruirono il massiccio muro di pietra per proteggersi dalle inondazioni del deserto, perché non estenderlo all’estremità settentrionale dell’intero complesso? Gli archeologi continuano a cercare prove a sostegno di questa ipotesi.

Un’altra teoria prende in considerazione il Muro del Corvo come facente parte di un più vasto complesso sacro, oggi scomparso, e che la sua funzione non sia stata quella di muro bensì di “strada cerimoniale rialzata”. Le sue misure, le sue proporzioni e il suo orientamento hanno molto in comune con le gigantesche strade rialzate che corrono dalle tre piramidi principali di Giza fino alla valle del Nilo, la meglio conservata delle quali è quella della Seconda Piramide, sebbene anche i resti della strada rialzata della Terza Piramide siano ancora impressionanti. Un altro motivo per pensare che possa essere una strada rialzata è la sua posizione: l’estremità orientale della struttura scompare nel punto in cui sarebbe stato il Nilo nell’Antico Egitto. Così come la strada rialzata della Seconda Piramide, ad esempio, che conduceva al Tempio della Valle, dove era possibile l’accesso al fiume. Questa è la teoria che ritengo più fondata!

Planimetria degli scavi effettuati nell'area intorno al Muro

Nel 2008, attraverso l’intermediazione di una mia conoscenza a Nazlet el-Samman, ebbi la possibilità di visitare il Muro del Corvo raggiungendolo attraversando il cimitero islamico ai piedi della collina naturale di Gebel el-Qibli. Accompagnato da due uomini di scorta che, con discrezione, non mi perdevano mai di vista, mi incamminai fra le numerose tombe. Alcune erano li da vari secoli a testimonianza che, in qualche modo, si era tramandata la tradizione che riteneva quel terreno sacro. Infatti in entrambi i cimiteri, quello islamico e quello copto, attiguo, sono presenti fonti d’acqua che, da sempre, sono associate a tradizioni sacre.

Tenendo ben presente l’dea che il Muro del Corvo potesse essere stata una strada rialzata procedevo fra le sepolture ponendomi alcune domande. Perché la strada rialzata termina in un cimitero islamico? Potrebbero esserci i resti di qualcosa sotto le moderne tombe? Qualcosa a cui originariamente conduceva la strada rialzata? Perché questo cimitero è esattamente in questo punto? I costruttori originali del cimitero sapevano qualcosa che non sappiamo? È possibile che quest’area sia stata un cimitero fin dal periodo tardo romano fino a quello paleocristiano. Le prime tombe musulmane, le tombe degli sceicchi, furono costruite a nord dell’estremità occidentale del Muro. Anche oggi il Muro del Corvo è associato alla fertilità e fino a pochi anni fa le donne che speravano di avere figli ci si accovacciavano sopra e poi gli camminavano intorno sette volte e, durante i funerali, i defunti venivano portati in processione attraverso la grande porta. È innegabile che l’area intorno al Muro del Corvo è ancora considerata sacra. Un cimitero islamico avvolge l’estremità occidentale del Muro e un cimitero cristiano copto si trova appena a sud di esso. Sebbene sia del tutto possibile che una volta potesse esserci stata una struttura all’estremità occidentale (nel cimitero) del Muro, avrebbe dovuto esserci anche una struttura all’estremità orientale. In effetti, le altre strade rialzate di Giza hanno strutture ad entrambe le estremità: piramidi a un’estremità e templi all’altra. Sicuramente se c’è un sito sull’altopiano di Giza che non è stato oggetto di estesi scavi è proprio questo. Comprensibilmente, è molto improbabile che ci sarà mai uno scavo sul sito del cimitero, quindi forse dovremmo guardare all’estremità orientale.

Insolita vista della Sfinge dal Gebel el-Qibli

Una volta arrivato sotto il Gebel el-Qibli, da cui si gode un’ottima prospettiva sulla Sfinge, mi trovai ostacolato dalla presenza del muro di cemento e maglie metalliche, fatto erigere da Zahi Hawass a delimitazione, e protezione, del sito di Giza. Sembrava impossibile proseguire ma uno degli uomini di scorta mi indicò una breccia nella maglia metallica da cui poter passare per raggiungere il Muro del Corvo dove ebbi la fortuna di restarmene in pace per oltre venti minuti, utilizzati per scattare foto e mettere a fuoco i miei pensieri sulla situazione. Il tutto fu interrotto dal fischietto di una guardia in servizio nell’area dei vicini scavi archeologici diretti dall’archeologo Mark Lehner sui resti del presunto “villaggio degli operai delle piramidi”. Ben conscio dei risvolti spiacevoli in cui poteva sfociare quell’ammonimento fischiato tornai velocemente sui miei passi, oltrepassando nuovamente la breccia metallica, rientrando nel cimitero islamico.

Rientrato da quella visita esclusiva e fortunata iniziai a documentarmi su testimonianze di prima mano lasciate da coloro che ebbero l’opportunità di studiare la piana di Giza molti anni fa, quando gli interventi moderni erano ancora minimi. Fui sorpreso nell’apprendere che nei diari di Davidson & Aldersmith, così come in quello di Howard Vyse, si indica l’odierno Muro del Corvo come “fragment of ancient causeway”. Anche loro pensavano si trattasse di una strada rialzata. E proprio l’dea che potesse essere davvero una strada rialzata mi portava a pensare che dovesse esserci una struttura ad essa collegata. Nel suo saggio “The Cygnus Mistery” l’autore Andrew Collins ipotizza che la piana di Giza sia stata progettata ispirandosi, per motivi che non starò ad esporre in questo articolo, alla costellazione del Cigno. A sostegno di questa sua teoria l’Autore riporta una serie di misurazioni che, al pari della correlazione di Orione, collegano le stelle del Cigno con le piramidi, la Sfinge e altri monumenti del sito. Secondo questa correlazione fra cielo e terra, l’originale punto da cui gli antichi costruttori avrebbero iniziato a calcolare tutte le coordinate per la realizzazione delle grandi piramidi sarebbe la collina naturale di Gebel el-Qibli, corrispondente alla stella Albireo nella sovrapposizione con la costellazione del Cigno.

Schema della Correlazione del Cigno elaborata da Andrew Collins

Sull’idea di questa correlazione mi tornò in mente anche una vecchia puntata di Voyager dove Roberto Giacobbo si interrogava sul misterioso affresco realizzato dall’architetto Senenmuth nella sua tomba a Deir el-Bahari che avevo avuto occasione di visitare. In questo affresco una serie di paralleli e meridiani intersecano e raggruppano stelle e geroglifici suggerendo la funzione di una mappa stellare. Un dettaglio su tutti è di particolare interesse in quanto rappresenta quattro stelle con quella centrale incorniciata da una triplice linea a forma di “goccia d’acqua stilizzata

Nel servizio di Voyager si ponevano quesiti circa la correlazione fra le quattro stelle e le piramidi di Giza e la Sfinge e sul significato della “triplice goccia”. Avevo già fatto una verifica su questo e, sebbene le tre piramidi trovavano una corrispondenza con tre delle quattro stelle, la quarta era decisamente lontana dal rappresentare la Sfinge in quanto si posizionava molto vicino alle coordinate del Gebel el-Qibli. Dunque, questa formazione rocciosa ha davvero avuto una così rilevante importanza nel quadro progettuale dell’intero complesso di Giza? O, forse, questa importanza era dovuta a “qualcosa” nelle sue immediate vicinanze che oggi è scomparso o giace ancora sepolto?

Potrebbe trattarsi della mitica “Piramide Nera” descritta da Frederic Louis Norden nel 1755?
Quello che la storia e l’archeologia ci raccontano dell’Antico Egitto non basta a spiegare tutto ciò che è stato ritrovato, non in modo soddisfacente. C’è chiaramente molto altro da scoprire e da comprendere, come il Muro del Corvo che, semisepolto da millenni, ha mantenuto la sua aura sacra ed è diventato più mistico nella sua imponenza ancora in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, sia antico che moderno.

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2 comments

Daniela Cavatorta 24 Marzo 2021 - 7:29

Grazie Sandro per il tuo entusiasmo e passione di ricerca a temi culturalmente elevati perché riguardano la storia dell’uomo antico che coltivava,viveva, credeva e sopratutto si ispirava ad una profonda connessione con il Divino che gli Egiziani del tempo hanno saputo esprimere molto bene attraverso questa sontuosa immensa opera che racchiude molti misteri che ancora esperti studiosi non hanno saputo spiegare.
Il tuo sito è veramente coinvolgente direi in modo tridimensionale perché nel raccontare le tue ricerche e conoscenze in modo personale e nel rispetto degli studi ad oggi concluso, sai portare l’adeguato e armonioso mistero che stuzzica, coinvolge e avvicina anche chi ne è sempre stato affascinato ma non ha mai approfondito se non sui libri di studio scolastico ma che attratto dalla potente energia del luogo lo ha voluto visitare. Ecco come me appunto…che forse in qualche modo e per qualche ragione è rimasto affascinato dall’energia di connessione al cosmo che la piana di Giza esprime con tutta la sua potenza, può attraverso il tuo sito continuare a vivere momenti di mistero e di connessione più approfonditi.
Ancora grazie.

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ArcheoWorld 24 Marzo 2021 - 14:30

Grazie a Te, Daniela!

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