La Grande Piramide di Giza, riconosciuta dall’archeologia ufficiale come Piramide di Cheope o Piramide di Khufu, è la struttura più maestosa costruita dall’uomo, la più antica e più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza. È la più antica delle sette meraviglie del mondo antico nonché l’unica arrivata ai giorni nostri non in stato di rovina. È stata osservata, studiata ed esplorata per secoli. Nessuno sa quanti anni abbia, anche se molti hanno provato il gioco di indovinelli e hanno persino cercato di spiegarne scientificamente l’origine.
È costituita da oltre 2.300.000 blocchi, ciascuno mediamente del peso di circa 3 tonnellate e, secondo gli egittologi, edificata in un lasso di tempo dell’ordine delle decine di anni. Secondo l’opinione consolidata e ritenuta comprovata da tutto il mondo accademico, ogni blocco veniva sistemato in qualunque posizione ed altezza ogni 5 minuti, ogni giorno e notte per 30 anni, fatto oggettivamente non assolutamente possibile nella realtà. L’archeologia ufficiale attribuisce questa imponente struttura al faraone Cheope (Khufu) grazie alla concordanza di alcuni dati storici contenuti nei libri dello storico greco Erodoto e ad un cartiglio – molto controverso – che assomiglia al suo sigillo, ritrovato all’interno. Il corpo del faraone Cheope non è stato mai ritrovato.
Sulla base della descrizione riportata da Erodoto nei sui scritti la Grande Piramide si presentava alta, imponente, massiccia, mastodontica, rivestita finemente da calcare bianco quindi bianchissima al punto da abbagliare la vista, finemente incisa e con un grande Pyramidion d’oro (la cuspide piramidale) situato sulla sommità, che sotto i raggi del sole doveva risplendere come una gigantesca gemma.
IL PYRAMIDION
Con il termine “Pyramidion” si intende la cuspide piramidale monolitica delle piramidi e degli obelischi che rappresentava la “sacra pietra Benben”. Erano costituiti nell’Antico Regno, da materiali rari come la diorite o il nero basalto che creavano così un forte contrasto policromo con il bianco calcare di rivestimento. Durante il Medio Regno veniva usato il granito con iscrizioni geroglifiche. Il più famoso è quello di Amenemhat III proveniente dalla piramide nera di Dahshur, conservato al museo del Cairo e decorato con geroglifici, con il disco solare alato e con due urei. Tra le ali del sole vi sono due occhi, simbolo della bellezza di Ra nascente mentre sotto vi sono incisi anche i cartigli e le formule di vita eterna. Nelle piramidi del Nuovo Regno di Deir el-Medina i Pyramidion avevano tutte e quattro le facce decorate con scene di culto solare e con il defunto in adorazione di Ra ma erano fatti sempre di calcare locale, proveniente da Tura, come quello frammentario rinvenuto presso la tomba di Sennedjem. Quello degli obelischi, più piccolo, era spesso senza iscrizioni e ricoperto con lamine d’oro, elettro o rame dorato come quello di Niuserra ad Abu Gurab che brillava di vivida luce illuminato dai raggi del sole.
LA PIETRA BENBEN
Il Benben, nella mitologia egizia, e più specificamente nella cosmogonia di Eliopoli, era la collina primigenia che emerse dall’oceano primordiale del Nun, e sulla quale il dio creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina. Nei Testi delle piramidi, linea 1587, si fa riferimento ad Atum cioè “collina”: si dice che si trasformò in una piccola piramide, situata in Annu, il luogo ove si diceva risiedesse. Benben, che potrebbe significare “il radiante”, era una sacra pietra conica venerata nel tempio solare di Eliopoli sulla “collina di sabbia” del tempio ove il dio primevo si era manifestato e nel luogo dove cadevano i primi raggi del sole nascente. Il medesimo culto era celebrato anche a Napata e nell’oasi di Siwa ove la pietra conica fu, in epoca tarda, paragonata ad un “umbilicus“. Si ricollegava comunque sempre al dio creatore e nella mitologia elaborata dal clero eliopolitano “rappresentava senza dubbio un raggio di sole“. Secondo alcune teorie il Benben sarebbe stato un meteorite di composizione ferrosa (siderite) caduto in epoca preistorica. Verosimilmente il Benben, visto il suo importante significato religioso, fu il modello di riferimento in varie strutture architettoniche, quali gli obelischi dei templi solari, ad Abu Gurab, la cuspide degli obelischi ed il Pyramidion. Dalla forma conica originale, la pietra, fu trasformata successivamente per esigenze architettoniche in una piccola piramide a base quadrangolare e con cuspide sovente coperta da lamine d’oro. Al medesimo mito era collegata la fenice, il mitico e favoloso uccello chiamato Benu, anch’esso venerato a Eliopoli, ove si diceva vivesse sul Benben. Secondo B. Kemp la relazione tra il Benben, il Benu ed il sole potrebbe essere basata su un’assonanza tipicamente egizia: il sole nascente, weben, proiettava i suoi raggi sul Benben, sul quale viveva il Benu.
Secondo l’antica tradizione, la cuspide di copertura della piramide veniva aggiunta alla struttura dopo che essa era quasi ultimata poco prima della sommità. Si dice che fosse della stessa forma ma più piccola per completare la perfetta geometria. E doveva essere il pezzo più importante che dava alla piramide il suo vero scopo.
A quel tempo la Grande Piramide doveva avere un’altezza di 147 mt. oggi ridotti a 139 mt. a causa della mancanza della cuspide.
Ma che fine ha fatto questa cuspide?
È veramente esistita? Se è esistita quando è sparita? E se è sparita chi è stato l’artefice? Doveva essere necessariamente coincidente con il Pyramidion?
Fino ad oggi non esistono alcune testimonianze concrete che spieghino con precisione che fine abbia fatto la cuspide in cima alla piramide, cosa sia potuto succedere ad essa e se sia veramente esistita. Alcuni rarissimi scritti risalenti all’epoca romana, redatti da visitatori che vennero a vedere questo enorme monumento, riferiscono già della mancanza della cuspide. Attualmente la piramide termina con una piattaforma di circa 12 mt. di lato.
Questo significa che sebbene la piramide assomigli a una perfetta struttura triangolare a quattro lati, non è assolutamente appuntita in cima come un triangolo, ma la cima è costituita da uno spazio quadrato su cui si può tranquillamente camminare.
Al tempo di Plinio questa piattaforma misurava circa 5 mt. di lato – valore confermato da Lambert (1630) a 4,88 mt. – ed era costituito da 12 blocchi con al centro “una pietra che sorpassa in larghezza e lunghezza l’immaginazione degli uomini”.
Le differenti dimensioni della piattaforma sommitale, descritte nei secoli dai vari autori, lasciano intendere che alcuni corsi di massi siano stati portati via durante un tentativo di smantellamento. A tal proposito, una teoria elaborata da alcuni ricercatori, ritiene che il faraone Cheope, sostenendo un cambio d’importanza del clero di Heliopolis rispetto a quello di Menfi durante il suo regno, abbia posizionato un obelisco sulla sommità della sua piramide. Successivamente, rovinato giù magari durante un terremoto o per altre volontà, l’obelisco sarebbe scomparso. Ma dove sono i frantumi del monolite? Di norma gli obelischi sono istoriati, recano iscrizioni e sono realizzati da un unico blocco di granito difficile da disperdere. Se fosse stato riutilizzato altrove, sebbene in pezzi, non avremmo potuto riconoscere la provenienza? Una frazione di obelisco forse è più riconoscibile delle lastre di rivestimento che sappiamo riutilizzate senza possibilità di identificazione. Anche le talatat di Akhetaton utilizzate a Karnak come materiale di riempimento hanno una identità che non ne ha fatto perdere totalmente le tracce. È ipotizzabile che sia stato portato giù con delicatezza e conservato come sacra reliquia o sia stato buttato giù e conseguentemente si sia frantumato. Nel primo caso esso potrebbe trovarsi in qualsiasi posto, forse tagliato e impiegato come pietra da costruzione, mentre nel secondo caso i suoi frammenti potrebbe essere stati dispersi in chissà quale posizione sulla piana.
Ovviamente non ci sono risposte ma secondo le autorità egiziane, non sembra esserci confusione sulla questione: affermano che la Grande Piramide sia stata costruita come tomba per il faraone Cheope, circa 2.500 anni fa e che la pietra sommitale sia stata saccheggiata da ladri che hanno anche rubato molte altre reliquie e tesori all’interno della piramide. Ma questa narrazione ufficiale convince ancor meno ed alimenta teorie ancora più elaborate che si spingono oltre il quadro storicamente accettato. Ma, forse, molto più vicine alla realtà!
Prendiamo ora in considerazione quella che, per noi è la teoria più interessante: la Grande Piramide di Giza è molto più antica, non è affatto una tomba ma una “macchina” che è stata utilizzata per uno scopo molto più alto e importante e che la cuspide era l’elemento “chiave” per la sua attivazione. Ed ecco le basi di quella teoria.
La piramide riporta, codificate nei suoi numeri, informazioni sulla forma e la funzione dell’universo. Il motivo per cui è stata realizzata con le pietre più dure sta nella resistenza al trascorrere del tempo. Fu costruita da un’antica civiltà antidiluviana in possesso di una conoscenza ormai definitivamente perduta. Questo è il motivo per cui anche con la conoscenza tecnologia e scientifica all’avanguardia di oggi, non è possibile replicarne una di queste dimensioni e così precisa. La lunghezza, la base e il diametro rappresentano tutte le misure geometriche del pianeta Terra: circonferenza, diametro e superficie. I numeri immaginari del greco Pi e Phi sono insiti nelle sue proporzioni. Le stanze e le camere interne non hanno senso nella teoria della “tomba”. I rapporti tra le sale interne, i corridoi discendenti e ascendenti e i materiali utilizzati nella loro costruzione raccontano infatti un’altra storia.
Ma quale storia? Non è possibile, ad oggi, avere un quadro completo ed esaustivo per poter rispondere ad un così grande dilemma. Abbiamo solo indizi seppure tangibili. Fra questi di particolare rilievo è l’esperienza associata alla visita di Ernst Werner von Siemens, un noto inventore tedesco, che raggiunse la cima della Grande Piramide spinto dalla curiosità di alcuni resoconti rilasciati da turisti dell’epoca che parlavano di “strani effetti” provati sulla cima della piramide.
Una volta giunto sulla cima, accompagnato dalle guide, Siemens ricevette una scossa elettrica mentre cercava di bere da una bottiglia di vino che portava con sé. Si dice che bagnare un involucro di carta intorno ad una bottiglia lo si rende una “bottiglia di Leida”, un condensatore.
LA BOTTIGLIA DI LEIDA
La bottiglia di Leida costituisce la forma più antica di condensatore elettrico Circondata all’interno e all’esterno da sottili strati metallici, dei quali quello interno collegato a un’asta conduttrice grazie alla quale può ricevere cariche (il vetro funge da dielettrico impedendo la circolazione di cariche). Collegando al terreno lo strato metallico più esterno, le cariche in quel punto vanno a disperdersi a terra, mentre sull’altra superficie dello strato esterno c’è la carica prima indotta, opposta a quella dello strato interno. Fu utilizzata per condurre molti dei primi esperimenti sull’elettricità durante la seconda metà del 18 secolo. L’invenzione viene attribuita generalmente all’olandese Pieter van Musschenbroek, di Leida, nei Paesi Bassi.
Una piramide in pietra produce questo fenomeno naturalmente oppure la Grande Piramide è stata costruita scientemente con certi criteri tali per cui l’effetto che si verifica sulla sua cima è collaterale oppure l’obiettivo finale? È possibile che un’antica conoscenza utilizzasse la capacità delle forme geometriche di influenzare il flusso di energia che colma lo spazio intorno a noi?
Anticamente, ed ancora oggi, nella popolazione locale è credenza comune che se mai la cuspide della Grande Piramide sarà riessa nuovamente in cima al suo posto il mondo entrerà in una nuova era e in un nuovo ordine mondiale. Ed è curioso ricordare che il governo egiziano, con la supervisione del Dr. Zahi Hawass, uno dei più grandi egittologi al mondo, aveva pianificato di coronare la Grande Piramide con un Pyramidion d’oro nel corso delle imponenti celebrazioni di inizio millennio a Giza. Stranamente per l’evento era stato invitato il famoso musicista ebreo Jean Michel Jarre. Il periodico al-Ahram riportò una descrizione dettagliata di almeno quattro pagine sulla coreografia dell’evento:
“…fari dietro a Jarre a forma di stelle a cinque punte …giochi di fuochi satanici durante la rappresentazione …tutto prima della deposizione della cuspide sopra la cima della piramide… “
Tutti erano entusiasti e attendevano con impazienza la cerimonia. I media di tutto il mondo, venuti a conoscenza del fatto fecero i preparativi per poter filmare l’evento, impostando decine di canali tv per mandare in onda e in diretta televisiva il tutto a livello mondiale. Poi, senza alcuna spiegazione, proprio all’ultimo momento, a seguito di vivaci e strani scontri politici, il Governo Egiziano annullò l’evento con un’improvvisa e laconica conferenza stampa tenutasi nell’allora Oberoi Mena House Hotel, a Giza. La notizia indigno moltissimo il Dr. Hawass che deplorò:
“Tutto questo è un’illazione infondata! La manifestazione non ha nulla a che vedere con le credenze massoniche, come del resto la banconota da un dollaro è solo un’imitazione erronea delle piramidi del Medio Regno“
Curiosamente, dopo alcune settimane, nel corso di un’intervista tv, espresse un’opinione totalmente diversa da quella precedentemente data, disse che con il posizionando del Pyramidion si rischiava di rovinare la Grande Piramide. Cos’era successo? Qualcuno li aveva avvertiti delle probabili conseguenze della ri-accensione della macchina più avanzata e antica del pianeta? Ciò avrebbe comportato un pericolo? Nessuno, forse, saprà mai rispondere a questo mistero.
La Grande Piramide, la macchina antidiluviana, resta spenta. Ma fluisce ancora una certa forma di energia dalla cima… e i corvi la percepiscono, volteggiano sempre intorno alla cuspide mancante!
APPENDICE
Jean Michel Jarre, già un decennio prima del Capodanno 1999, aveva organizzato un’evento simile in Francia, precisamente a Parigi per il bicentenario della Rivoluzione Francese. Una grande piramide in metallo era stata eretta sotto la Arche del la Dèfence quale palcoscenico di una stravagante rappresentazione di luci laser e musica elettronica. La piramide fu posizionata in allineamento con l’obelisco in Place de la Concorde e la piramide di vetro nel cortile di Louvre. Pochi anni dopo, un’altra manifestazione sempre organizzata da Jarre, fu fatta al Canary’s Wharf di Londra, con un moderno obelisco dove in cima era posizionata una piramide di vetro illuminata.