All’origine del Mito

by ArcheoWorld
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Atlantide, un nome che evoca da sempre l’essenza del Mito, un nome che porta la mente verso un luogo ancestrale, un luogo dove gli Dei erano a contatto con l’umanità e ne condizionavano il destino. Un luogo dove magia e scienza erano indistinguibili, confuse da un’aura di mistero. Un mistero che dopo millenni suscita ancora oggi il sogno di un’eternità infranta dal risveglio delle forze della Natura.
Atlantide è menzionata per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia, nel IV secolo a.C.

Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme, e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare.  In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve
Platone, Timeo

Secondo il racconto di Platone, Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata “oltre le Colonne d’Ercole”, che avrebbe conquistato molte parti dell’Europa occidentale e dell’Africa novemila anni prima del tempo di Solone (9600 a.C. circa). Dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone. Il nome dell’isola deriva da quello di Atlante, leggendario titano governatore dell’oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell’isola. La descrizione geografica sembra anche indicare le Americhe come un continente circondato da un vero mare, in contrapposizione al mar Mediterraneo, definito “un porto di angusto ingresso”.

Atlante appartiene alla generazione divina anteriore a quella degli Olimpici, quella degli esseri mostruosi e smisurati.

Nel Crizia, Platone narra che le antiche divinità divisero la Terra in modo che ogni dio potesse averne una parte; a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l’isola di Atlantide che viene descritta come composta per lo più di montagne nella parte settentrionale e lungo la costa, mentre tutt’intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi sui due lati e al centro duemila stadi dal mare fin giù. A una distanza di circa cinquanta stadi, c’era una collina, di modeste dimensioni da ogni lato, sulla quale si trovava la reggia dove Poseidone risiedeva con la moglie Clito. Al centro della città vi era anche il Santuario, rivestito di argento al di fuori e di oricalco, oro e avorio all’interno, con al centro una statua d’oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati. La città era protetta da tre zone di mare e di terra alternate in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d’acqua rendendola così inaccessibile agli uomini. La parte centrale era rigogliosa e vi sgorgavano due fonti, una di acqua calda e l’altra di acqua fredda. Poseidone e Clito ebbero dieci figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe divenuto in seguito il governatore dell’impero. La civiltà atlantidea divenne una monarchia ricca e potente e l’isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata da un figlio del dio del mare e dai relativi discendenti. La terra generava beni e prodotti in abbondanza, e sull’isola sorgevano porti, palazzi reali, templi e altre maestose opere.

Ricostruzione planimetrica della capitale di Atlantide secondo le descrizioni riportate da Platone.

Al di fuori dei dialoghi Timeo e Crizia, non esistono prove concrete su Atlantide. Nonostante alcuni nell’antichità avessero ritenuto un fatto storico il racconto riportato da Platone, il suo allievo Aristotele non diede peso alla cosa, liquidandola come un’invenzione del maestro. Ad Aristotele é infatti attribuita la frase “L’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta scomparire.” Altri autori antichi videro Atlantide come frutto dell’immaginazione mentre altri credettero fosse reale. Il primo commentatore di Platone, il filosofo Crantore da Soli, allievo di Senocrate, a sua volta allievo di Platone, è spesso citato come esempio di autore che ritenne la storia un fatto autentico, in quanto gli fu riferito di cronache su Atlantide scritte sulle stele dell’antico tempio di Sais in Egitto.

Con tutto il rispetto per l’intero racconto di Atlantide, alcuni affermano che é storia vera: questa é l’opinione di Crantore, il primo commentatore di Platone, il quale sostiene che il filosofo venne deriso dai suoi contemporanei per non essere lui l’inventore della Repubblica, essendosi sempre limitato a trascrivere ciò che gli Egiziani avevano scritto sull’argomento. Crantore aggiunge che questo è confermato dai profeti degli Egiziani, i quali affermano che i particolari, così come li ha narrati Platone, sono incisi su alcune colonne che si conservano ancora.
Proclo, Commento al Timeo

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