Lo Zed, la torre dell’Antitempo

by ArcheoWorld
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L'Ing. Mario Pincherle - Bologna, 9 luglio 1919 – Bientina, 23 settembre 2012

L’Ing. Mario Pincherle, è stato uno dei più grandi ricercatori italiani delle antiche civiltà facendo enormi rivelazioni. La sua più grande scoperta è stata, senza ombra di dubbio, la presenza dello Zed all’interno della Grande Piramide. Tutto ebbe inizio dall’intuizione di Pincherle che lo Zed, la “colonna vertebrale di Osiride”, l’Axis Mundi, ed il più sacro simbolo della antica religione egizia, l’esistenza del quale è attestata già in epoca predinastica, possa esser stato, all’alba dei tempi, non un semplice simbolo, bensì un oggetto concreto: un’alta torre di granito, con alla sommità una camera contenente una vasca in granito rosso realizzata da un unico blocco, ed al disopra del soffitto di questa camera quattro intercapedini impilate una sull’altra, anch’esse costituite da monoliti di granito. Questa torre, realizzata da Re Sargon (Il cui nome accadico, “Šarrukin“, significherebbe “Re Fermo, Stabile“, quasi una personificazione dello Zed), fondatore dell’Impero di Akkad, il cui influsso culturale avrebbe inondato l’Egitto a Ovest, e la Valle dell’Indo a Est, avrebbe svettato all’aria aperta per millenni, come massimo monumento ad una civiltà che aveva in sé il seme della perfezione. Come conseguenza dei cambiamenti evolutivi delle civiltà, fu spostata da un capo all’altro del mondo antidiluviano: dalla Valle dell’Indo, alla Mesopotamia e, infine, all’Egitto.

Le varie collocazioni dello Zed nel corso dei millenni

Qui, nella sua ultima destinazione, posizionata sulla sommità della Piramide a Gradoni, a causa dell’involuzione dell’umanità, la minaccia di orde di barbari invasori, e forse i segni di un cataclisma imminente, la cui memoria avrebbe dato vita al mito del Diluvio Universale, la torre fu smontata nuovamente e nascosta da una gigantesca montagna di blocchi di calcare affinché, così protetta, sopravvivesse ai suoi costruttori, ed attendesse di venir riscoperta da una nuova umanità, disposta a recepire la sua energia vitale e la sua forza civilizzatrice. Quella montagna di blocchi calcarei è oggi nota come Piramide di Cheope, la vasca di granito rosso come “il sarcofago del faraone”.

Struttura interna della Grande Piramide compatibile con la presenza dello Zed

Con questa configurazione attende l’avvento di una nuova era per disvelarsi, quando il vento avrà eroso e portato via in polvere tutto il calcare della piramide, blocco dopo blocco. Pincherle elaborò la sua teoria sullo Zed nel 1965 e la sua scoperta fu annunciata nel 1969 con uno studio pubblicato dalla prestigiosa Accademia dei Lincei. Nello studio si spiegava come la Piramide di Cheope non sarebbe affatto la tomba del faraone, come del resto molti archeologi sostengono anche di recente, bensì una struttura costruita proprio a protezione dello Zed con funzioni di calendario cosmico, osservatorio astronomico e bussola. Per l’archeologia ufficiale lo Zed (o Djed) è un geroglifico che rappresenta il Dio Osiride, la sua “spina dorsale” che gli Antichi Egizi consideravano sede del fluido vitale e il canale attraverso il quale fluisce l’energia cosmica che conserva l’armonia e la stabilità dei processi esistenziali.

Identificazione dello Zed con la "colonna vertebrale" di Osiride, simbolo di stabilità

È un simbolo di rinascita, di risveglio, ma soprattutto di energia spirituale e, forse, non solo. Il geroglifico che lo rappresenta somiglia a un pilastro ed era un simbolo sacro importante per il popolo del Nilo (tanto che nei dipinti parietali è spesso colorato col prezioso turchese). Lo Zed era un simbolo già presente prima di venire associato a Osiride: nel neolitico era rappresentato come una sorta di feticcio o di amuleto. Un’altra scuola di pensiero lo considera una rappresentazione della vittoria del bene sul male.

Il "raddrizzamento dello Zed" da un bassorilievo di Abido

Ma come è conciliabile la teoria di Pincherle con la realtà costruttiva della Grande Piramide? Questo è un mistero indecifrabile, soprattutto se affrontato usando il limite dei nostri schemi logici mentali. Innanzitutto viene spontaneo chiedersi se uno scopo puramente simbolico poteva essere sufficiente a giustificare un lavoro di costruzione così possente e megalitico con difficoltà che non riusciremmo a superare neanche oggi con le nostre avanzate tecnologie costruttive e ingegneristiche. Costruire un’enorme piramide con dentro una colossale torre di granito con l’unico scopo di proteggere il “simbolico” legame tra l’uomo e Dio pare francamente fuori luogo e incredibilmente sproporzionato se confrontiamo i mezzi con lo scopo. Questa incredibile opera megalitica doveva in realtà avere una sua giustificazione ben più logica e “funzionale”. Gli Egittologi, considerando la particolarità dell’architettura, hanno destinato lo Zed (almeno quello inserito nella struttura della Grande Piramide) ad una finalità puramente ingegneristica: le sue “intercapedini”, infatti, avrebbero dovuto avere una funzione di “scarico” per smaltire il peso dei blocchi superiori alla cosiddetta Camera del Re, così da evitarne il collasso strutturale. Un’analisi che è stata smontata pezzo per pezzo, con argomenti significativamente esaustivi, da recenti studi ingegneristici Indipendenti.

Schema delle cosiddette "camere di scarico"

Tuttavia, se lo Zed della Grande Piramide non ha una “funzione strutturale”, così come proposta dagli Egittologi, a cosa serviva? Perché gli antichi costruttori hanno faticato tanto per sistemare questo elemento nella complessa costruzione di Giza? È lo stesso Pincherle a fornirci un indizio descrivendo la sua personale e interessante esperienza che ebbe quando si adagiò volontariamente dentro l’unico sarcofago esistente all’interno della Grande Piramide, proprio sotto la misteriosa struttura a livelli. Ne parla come di un’esperienza particolarmente inquietante che gli fece perdere completamente il “senso del tempo”: uscito infatti dalla camera, pensando di esserci rimasto alcune ore, scoprì che in verità erano passati solo pochi minuti. Su questa esperienza Pincherle formulò il concetto di “Antitempo”, una sorta di dimensione parallela dove il tempo e gli eventi procedono contrariamente alla nostra realtà.

Un ulteriore contributo ci viene offerto da un passaggio nel Capitolo Primo del “Libro dei Morti”, allorquando Thoth cita: 

Io sono Djed figlio di Djed concepito e nato da Djedu”. Testo ermetico che va interpretato nel seguente modo: “Io, in quanto vivente, sono energia, e sono nato dalla fonte di Energia che è nel luogo dello Zed”.

L’enorme energia dello Zed, sapientemente immagazzinata e regolata ad arte, permetteva a chi l’aveva costruita di andare e venire da altre dimensioni, luoghi citati come aldilà, diversi da quelli in cui risiedeva lo stesso Zed? Sembra strano e riduttivo l’utilizzo di una macchina così complessa e potente, per il solo scopo di spostarsi nell’ambito di zone limitrofe alla Colonna di Osiride. È evidente che la stessa complessità della struttura, che utilizzava un qualche tipo di energia, fu costruita per impieghi di gran lunga più importanti. Se diamo credito ai miti ed alla tradizione, lo “Zed conferisce al Faraone l’immortalità”. Interessante è a questo riguardo un passaggio contenuto nei Testi delle Piramidi dove si dice del defunto Faraone:

“Egli vola, egli vola! Egli vola lontano da voi, o uomini! Non è più sulla terra, egli è giunto nel cielo! Egli è balzato al cielo come un airone, ha baciato il cielo come un falco, è saltato verso il cielo come una cavalletta” Egli si reca fra gli Dei che sono nel cielo, e divide il loro pane.”

Altri ricercatori hanno elaborato una simile ipotesi prendendo in considerazione la presenza di due canali di (presunta) areazione, nelle pareti nord e sud della Camera del Re, che sono correlati con le rispettive posizioni celesti della stella Zeta Orionis nella cintura di Orione, e con la stella Alpha Draconis. Dunque, uno Zed gigantesco, potenziato inserendolo in una struttura piramidale intimamente correlata alla geometria sacra, per esaltarne la funzione, conferisce al Faraone l’immortalità e gli permette l’ingresso nel mondo dell’aldilà.

Questo “strumento di immortalità” di proporzioni enormi doveva sfruttare ed immagazzinare quanta più energia possibile e necessitava di una struttura idonea alla sua preservazione ed al suo funzionamento. E niente sembra più adatto della Grande Piramide. Nelle raffigurazioni, lo Zed ha una duplice struttura. Un tronco verticale che, secondo il mito, rappresenta l’energia che circola liberamente, mentre le sue parti orizzontali la fissano. Quindi il tronco ne favorisce l’ingresso, mentre i piani verticali la rendono stabile, regolandone l’ordine e la frequenza, modulandola rispetto al flusso caotico di accesso. Se riportiamo questo alla scala della complessa struttura possiamo ipotizzare che l’intero sistema sfruttasse energia elettromagnetica a bassa frequenza ad elevata intensità. Le aree archeologiche più misteriose del pianeta sono state edificate in corrispondenza delle intersezioni delle Ley Lines (tracce degli antichi) energetiche planetarie e ciò significa che i monumenti sono stati costruiti per sfruttare l’intensità di questa risorsa naturale generata dalla rotazione della Terra intorno al proprio asse.

Mappatura globale delle Ley Lines energetiche e dei relativi punti nodali di forza

Anche Giza è posizionata in corrispondenza di una di queste intersezioni e la struttura dello Zed si inserisce, in maniera straordinaria, in questa funzione tecnologica. È dimostrato, ad esempio, che la Grande Piramide è al centro di un’area a forte densità elettromagnetica e possiamo prendere in considerazione l’ipotesi che le onde elettromagnetiche, provenienti dal centro del nostro pianeta e generate dal suo moto rotatorio, attraverso l’enorme Grande Galleria, giungono nella cosiddetta Anticamera in uno stato di caos, e da lì affluiscono all’interno della Camera del Re dove il sarcofago di granito potrebbe benissimo svolgere la funzione di “catalizzatore” di quella stessa enorme energia potenziata all’interno della torre Zed. Successivamente, le intercapedini superiori modulano esattamente la frequenza ai valori desiderati focalizzandola sul pyramidion d’oro al vertice della piramide.

Tutto questo può sembrare assurdo e più degno di un film di fantascienza che di uno studio scientifico-archeologico, ma sarebbe perfettamente congruo con quanto gli antichi egizi ci suggeriscono nei loro testi sacri e nel contesto di una strana struttura realmente esistente nelle profondità della Grande Piramide. Una struttura con la quale dobbiamo comunque confrontarci per spiegare il perché dell’utilizzo di milioni di tonnellate di calcare, difficilmente assemblate per scopi meramente simbolici ma forse per un progetto di “rinascita” molto più reale di quanto si potrebbe immaginare. E se consideriamo come presupposto che lo Zed è antecedente all’Antico Egitto e che era addirittura già presente nel neolitico dobbiamo affidare la sua costruzione ad una civiltà progredita scientificamente ed antecedente al neolitico stesso. Se guardiamo alla cultura dei simboli, essi divengono tali soltanto dopo il trascorrere di eoni, per radicarsi nelle menti e nella mitologia degli uomini. Ne consegue che lo stesso neolitico è postumo allo Zed!


APPENDICE

“Verrà il giorno in cui la torre renderà ciò che le è stato affidato, la Piramide salterà come un ariete e allora terminerà la triste età del ferro” (dal Libro di Enoch)

Il grande studio dell’Ing. Pincherle sullo Zed include una copiosa serie di ragionamenti, teorizzazioni, schemi ed esperimenti pratici sulle tecniche di spostamento, sollevamento e posizionamento dei vari blocchi di granito, componenti lo Zed, inglobati nella Grande Piramide. 

Gli schemi sopra sono tratti dagli originali realizzati dall’Ing. Pincherle e pubblicati nel volume “L’Album dello Zed”

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2 comments

Massimo 4 Maggio 2021 - 23:46

Nooo Marione in primo piano!!! che effetto rivederlo così da vicino… Nostro maestro affabulatore… ne sarebbe stato molto orgoglioso se l’avesse potuto leggere… ma di sicuro la sua energia si è resa presente durante la tua composizione! Hai fatto benissimo a rendergli omaggio, lui lo vedo sornione che se la ride chissà in quale dimensione spazio temporale! Lo Zed… Quanto mistero dietro a questa parola! Affascinante struttura di una tecnologia ormai perduta, ma con qualche possibilità di essere stata svelata! Gran bel lavoro Sandro di ricostruzione e d’illustrazione, sempre ad alti livelli. Bravo! Mario di sicuro ti strizza l’occhio da lassù…

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ArcheoWorld 5 Maggio 2021 - 12:00

Mario, pur con le sue umane debolezze, che solo chi gli è stato vicino ha saputo cogliere, è stato un grande punto di riferimento. Uno di quei personaggi che è raro avere la fortuna di conoscere nell’arco di una vita. Noi questa fortuna l’abbiamo avuta, grazie a Te!

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