
Risalente alla XVIII dianstia, era denominato “djeser djeseru”, ovvero “sublime dei sublimi”. Venne costruito demolendo il precedente tempio funerario di Amenofi I e identico alla struttura del tempio di Montuhotep è lo sviluppo su più terrazze; identica anche la scelta di far avanzare il tempio sino ad incontrare la roccia penetrando all’interno della medesima. Terrazze e porticati si susseguono per una profondità, tra l’ingresso ed il muro posteriore dell’ultima terrazza, di circa 200 m; la larghezza del complesso, misurata sulla seconda terrazza, è di circa 100 m. Nella parte più bassa si apriva il viale, fiancheggiato da sfingi colossali con il volto di Hatshepsut, che dal Tempio a valle, conduceva all’ingresso e proseguiva sin sulla rampa di accesso alla seconda terrazza, o terrazza intermedia. Fiancheggiavano il viale e l’ingresso sicomori, tamarindi, palme, albicocchi e tralci di vite, mentre in due laghetti artificiali crescevano piante di papiro ed arbusti di incenso provenienti dalla terra di Punt.